Una breve presentazione di chi ha creato Drink a Drink
Angelo S. Falcone nasce a Catania in una delle migliori annate dei primi anni ’70. Nonostante papà Sergio continuasse a intingergli il ciuccio nel vino con malsani intenti soporiferi, rimane sobrio ininterrottamente per oltre 12 anni.Seppur fiero del record impara presto l’arte del bere, affinando la sua tecnica nei “ciospi” catanesi e in mitici bar come il Nievsky. A 18 anni si sposta a Napoli, dove fa il barman in sordidi locali di costa, studia Giapponese e prova tutti i vini campani: questi ultimi gli prendono più tempo del previsto, ed è quindi costretto a soggiornare ai Quartieri Spagnoli per quasi 6 anni, al termine dei quali, la dura scelta: enologo a Fiano o linguista a Tokyo. Pur amando il vino parte alla volta del Giappone, e per tre anni decide di dedicarsi solo e unicamente alla lingua Giapponese. Si innamora follemente del sake Otoko-no-Yama, della birra Yebisu (sequenza consigliata: sake / sake / birra ..) e di altre innominabili amenità asiatiche, ma alla fine non resiste al richiamo italico, e si trasferisce a Firenze. Qui nasce il suo secondo amore che diventerà quasi subito lavoro, quello per il web. Bazzica la rete in lungo e in largo spesso sotto lo pseudonimo di “bondurant”, si occupa di e-commerce per un importante sito di vendita online, e approda infine a Roma per dedicarsi al suo nuovo progetto sul turismo online.La passione per il bere bene tuttavia incalza, e lo porta a ragionare su dove e come consacrarla. Finquando un po’ sbronzo, una sera di poche settimane fa, arriva coi suoi amici di sempre alla sintesi suprema: il sito che avete davanti!
Davide Morena nasce a Potenza e qui si forma nelle bettole di più infima categoria. A Napoli si divide tra il bar e lo studio della comunicazione, arrivando negli anni a rendere indistinguibile per chi lo ascolta quando è lucido e quando è brillo. Collabora con diverse testate in veste di critico cinematografico, ma si trasferisce a Firenze dopo aver condotto uno studio sulle proprietà organolettiche del Chianti. Satollo, si sposta poi a Bradford, in Inghilterra, dove consegue un Master Course in Electronic Imaging and Media Communication, una specializzazione sul cinema britannico e una serie di gadget offerti da Guinness e John Smith Extra Smooth ai loro clienti più instancabili. In terra d’Albione pubblica diversi saggi su riviste accademiche e si dedica con fortuna alla produzione di cortometraggi.Ma il Chianti chiama e il ritorno a Firenze è inevitabile: diventa redattore capo di MyMovies.it, testata di critica cinematografica, e di Mattoni Grand Drink, rivista internazionale sul mondo del bere. Sfiora la soglia della felicità quando gli viene offerto di dirigere una testata su prodotti di bellezza femminile (cinema, alcool e f…), ma il progetto sfuma. Abbandona definitivamente la critica, se non per collaborazioni sporadiche, per diventare autore e produttore nell’ambito video e teatrale. Con Alessandro Riccio (astemio), condivide per cinque anni le sorti della Casa di Produzione Tedavi ’98, tra i cui eventi spicca Il Mese Mediceo, festival a cadenza annuale sugli appartenenti alla dinastia dei Medici. Nel 2007 fonda sideWAYS, agenzia di servizi per lo spettacolo: un nome che è una dichiarazione d’amore.
Marcello Fittipaldi è partenopeo di nascita, lucano di crescita e fiorentino d’adozione. A quattordici anni trova il suo “primo amore” in una bottiglia di grappa artigianale lucana. La relazione con la conterranea da 40°, però, non dura a lungo e, così, parte alla ricerca di nuove “avventure”, percorrendo su e giù l’Italia e l’Europa, spingendosi oltre oceano, negli Stati Uniti, tra costumi e gusti lontani dalla desolata terra in cui cresceva. Si ritrova nel Chianti, tra le vigne del “Gallo Nero”, per la vendemmia di Nozzole 1997 e decide di trasferirsi a Firenze. Mentre studia per laurearsi in Lingue, per anni, fa la spola tra Italia, Spagna e Portogallo “assetato” di cultura. Un fratello sposato in Cina lo invoglia alla travolgente nightlife pechinese ma, di ritorno dall’Oriente, s’accorge di avere ricordi sempre meno “sobri” dei tanti viaggi fatti. Capisce che solo una videocamera a 3CCD può rimediare alla sua sempre più “brilla” memoria e diventa video maker, lavorando all’ideazione, direzione e regia, alle riprese e al montaggio, di audiovisivi pubblicitari, documentaristici e didattici legati al mondo dell’arte, dello spettacolo e dell’impresa.Se vedete un falso magro con un bicchiere in mano e il gomito “cementificato” al bancone è molto probabile che sia lui: non ama bere al tavolo!
Alessio Sbrana nasce a Pisa nei primi anni ’70 e viene tirato sù dal padre, estimatore e collezionista di vini, con tutte le migliori intenzioni di questo mondo per farlo diventare un amante del nettare di Bacco, ma l’impresa pare impossibile: il pargolo sembra essere attratto da arte, donne e windsurf, più che dal vino.Ma è proprio nel suo peregrinare in caccia del mito dell’onda perfetta che piano piano diviene amico dell’alcol, tra baccanali in spiaggia e locali decisamente fuori dagli schemi: impara a capire la pennellata del Trembo madagascaregno, diviene confidente del Kava hawaiano, intrattiene profondi dialoghi sulla tecnica pittorica con il Licor de banana delle Canarie.Cerca anche di studiare, con calma, ciò che lo appassiona fin da quando era bambino: no, non le donne… l’arte.Alla soglia dei 30 anni decide finalmente di fermarsi un po’ in patria: fa un po’ di sana gavetta nel settore internet per poi collaborare con alcune tra le maggiori web agency italiane. Oggi si occupa di commercio elettronico e web marketing, settore che gli ha permesso di incontrare Angelo, principale responsabile del suo coinvolgimento in questo entusiasmante progetto.Non ha perso infatti la sua curiosità nei confronti dei nuovi sapori, dai non meglio definiti miscuglioni da bettola al variopinto cocktail alla moda con ombrellino al seguito.Se volete invitarlo per una bevuta fate in modo che sia vicino al mare: apprezzerà.
Adriano D’Amelio nasce circa tre decenni fa in Irpinia, terra in cui è cresciuto e da cui trae continue ispirazioni e sensazioni per il suo lavoro. Inebriato dal Greco di Tufo e dal Fiano di Avellino, vive la passione per le arti grafiche e plastiche sin dall’infanzia, al seguito delle donne di casa. Autodidatta per vocazione decide di iniziare un lungo periodo di studi dedicandosi alla pittura e alla scultura nella sacralità religiosa di una chiesa sconsacrata, per un periodo di 28 mesi, per poi trasferirsi per amore e per la gloria a Firenze, luogo che da sempre ha evocato carisma e fascino in tutti gli artisti di passaggio, e dove tuttora risiede. Qui si dedica all’apprendimento delle arti e delle tecniche a sostegno delle industrie artistiche, (o’design, per intenderci!) frequentando l’ISIA.Insieme ad un gruppo di colleghi studenti, provenienti dalla Sicilia al Giappone, fonda Simbiosi, un team di lavoro orientato al design sostenibile. Ha partecipato e curato diverse mostre ed eventi, lavorando sempre a cavallo tra il product design e il graphic design, alternando serate di lavoro a passeggiate etiliche. L’incontro fatale con i drinkers segna il passo decisivo a sostegno della causa del bere (anche) poco ma (sicuramente) bene…Se lo incontrate in giro in qualche locale non chiamatelo Ardesiano, quello è solo il suo avatar.
Riccardo Calosi inizia come banconiere in birrerie e feste private e, vista la crescente passione per il mondo del bere, decide di frequentare un corso di spinatura promosso dal gruppo Heineken. Si interessa sempre più ai cocktail e a tutto ciò che riguarda la miscelazione. Fa la spola tra locali, american bar e discoteche, per attività stagionali e gestionali, fra la Toscana, il Brasile e diversi villaggi turistici italiani.Nel frattempo frequenta i due corsi dell’A.I.B.E.S. (Associazione Italiana Barmen e Sostenitori), acquisendo nozioni professionali di merceologia e miscelazione. Tralascia per un po’ il lavoro notturno e si specializza nella preparazione di aperitivi.Oggi è proprietario del Bar Terre di Masaccio, a San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo, dove con passione e creatività, propone un aperitivo classico, esercitando il suo lavoro con successo.
Antonello Sarro nasce a Viterbo nel 1977. La sua storia alcolica ha inizio quando scopre, appena più che quattordicenne, una bottiglia di Cynar malcelata in un armadio. La bassa gradazione e il piacevole retrogusto di carciofo lo proiettano in un mondo altro, un mondo in cui è possibile sorridere anche se, in realtà, non c’è nulla di cui sorridere. Sul finire degli anni Novanta si trasferisce a Siena dove frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia. Si Laurea nel 2004 e nel 2009 consegue un dottorato di ricerca in Letteratura Italiana. È convinto che il secondo grande passo nella sua vita alcolica sia conseguenza dell’aver sentito per troppe volte ripetere la frase “ma in fondo in Letteratura cosa c’è da ricercare?”. Nel 2008 si trasferisce a Firenze dove per un paio di anni lavora come bartender in un locale. Attualmente è impiegato in un ufficio. Entrambe le esperienze, anche se per ragioni opposte, lo hanno avvicinato al mondo dell’alcool e degli alcolici. Beve prevalentemente Negroni, ed è convinto che lo si debba sempre consumare in numeri dispari. Non che non ci stia provando, ma non è ancora riuscito a fermarsi alla prima ordinazione.