Nel mare magnum di paccottiglia bella e inutile che comunemente producono, i designer di quando in quando stupiscono il mondo (compresi loro stessi) con cose che hanno un senso oltre che uno stile. Succede dove, come e quando meno te lo aspetti. Per esempio in un istituto di design di Auckland in Nuova Zelanda, dove Kent Hodgson ha avuto un’illuminazione nel corso di una sbronza tra studenti. L’alcool andava estinguendosi, quando è arrivata una nuova scorta di birra… calda. Tra le cose più terribili in natura. È stato in quel momento che il giovane designer ha posto le basi per realizzare il suo progetto di fine corso, che dal 13 al 16 novembre 2007 è stato anche in esposizione al Design Exposure di Auckland. Meritatamente. Perché inventare un aggeggino che raffredda istantaneamente una birra in piena estate è un passo per l’umanità più lungo che non un atterraggio su una Luna qualsiasi.
Si chiama Huski, ed ha tutta l’aria di un termometro (dal design ovviamente avveniristico), ma anziché misurare la temperatura, la cambia. Basandosi su un principio banalissimo, come spesso accade per le invenzioni geniali – o come vogliono farci credere gli scienziati secondo i quali la teoria dei quanti è una roba da bambini. E cioè: dentro un contenitore di diossido di carbonio liquido (CO2), vengono inserite delle fiale di plastica refrigeranti che si riempiono di CO2. Una volta a pressione, il CO2 si espande e si trasforma in ghiaccio secco all’interno delle fiale, che arrivano così in un attimo alla temperatura di –78°. Basta poi inserire la provetta dentro la birra, che si raffredda quattro volte più velocemente che con il normale ghiaccio, con l’ulteriore immenso vantaggio di non annacquarsi.
Se non lo ammazzano prima le multinazionali produttrici di borse frigo – che rischiano con questa invenzione la repentina obsolescenza – Hodgson potrebbe diventare ricco in breve tempo, visto che ha deciso di brevettare Huski e di metterlo in commercio: il costo medio di ogni “freddatura” dovrebbe assestarsi attorno ai 5 centesimi di euro. Più che accettabili per compiere il miracolo della trasformazione del brodo in birra.
Foto: Brett Phibbs. Fonte: The New Zealand Herald
io non ho capito un tubo (hihihi…) ma su quello che “opina” davide morena, di default (o se preferite in italiano: per partitopreso (e preso bene)) ci scommetto le palle a occhi chiusi – p.s. non le palle degli occhi (chiusi), ma le palle palle
raga è la svolta. mi fa venire voglia di fare fatica, sudare, salire sulla terza punta di Monte Morello (tutte cose che non faccio da un sacco di tempo), e immergere il mio tampone refrigerante nella birra irremediabilmente riscaldata. Che gusto! Altissima, purissima… birra fresca!
Beh la cannuccia è usa & getta, mentre quelle fialette mi pare di aver capito che dovrebbero essere riutilizzate, anche perchè diversamente costerebbero un botto.
Cavoli… avrà pure tutta l’aria di un termometro avveneristico, ma se rifletto sui luoghi che è solito frequentare un termometro, mi vengono i brividi a pensare a quel coso dentro la mia bottiglia di birra!
Tagliamo corto 🙂
SE
davvero l’estate prossima andremo in spiaggia con le nostre birrette calde, ci schiafferemo dentro il “dildo” (bleah) e in un paio di minuti saranno ghiacciate,
ALLORA
probabilmente il mondo sarà un posto più bello (e questo tipo diventerà miliardario).
Ma prima, voglio vederlo con i miei occhi 😉
ma scusa io quando mettto la cannuccia nella lattina mica mi faccio tutti sti problemi! ;p magari quando hanno inventato la cannuccia c’era gente che gli sembrava una schifezza ma oggi e una cosa normalissima,,,
Premesso che ‘sta storia della birra calda mi riporta alla menta una serata a Pisa che, per il bene di buona parte dei presenti, è bene che lasci laggiù nel più recondito dei miei ricordi, ma devo dire che l’idea non mi piace.
Cioè, fatemi capire: dovrei inserire un mini-dildo nella mia birra?
Mi pare un’idea molto yankee, come la linguetta delle lattine che anziché staccarsi (ed essere gettata dove andrebbe), viene fatta rientrare nella bevanda, immergendovi dunque tutto il lordume che fino a quel momento aveva raccolto.
@viry
è vero, hai ragione! ma mi fa impressione l’idea di dover bere una birra con un pezzo d’acciaio che galleggia nel mio boccale… mi ricorda i cubetti di ghiaccio di plastica colorata… immondi a mio giudizio… e poi mi viene in mente anche un’altra cosa: se bevo in compagnia? ognuno di noi dovrà avere il suo “termometro” Huski?
Di solito le circostanze che richiederebbero “ghiaccio subito” sono spesso legate a situazioni di festa con tanta gente e birra in lattina appena giunta con l’ultimo arrivato… insomma io comprerò l’Huski appena possibile, sia chiaro, ma ancora non ci siamo!
@bondurant & travis …ma tipo mettere la birra in un bicchiere e poi, solo dopo, inserire la fialetta magica no? mi rendo conto, forse le vostre menti..diciamo..mentine 😉 non ce la fanno…ma non è difficile.
Per me è una grande idea, ebbravo il nostro Kent!
sarebbe meraviglioso se solo fosse applicabile all’esterno della bottiglia… perché mi domando è chiedo: come fa un corpo a immergersi in un liquido senza causare lo spostamento dello stesso? Dovrò bere comunque il primo disgustoso sorso di brodaglia al malto?
sembra assoutamente geniale.. ma non so perché ho un’immagine dellla mia birra che mi esplode in mano, schiumando interamente via non appena inserisco la fialetta 🙂
jack says:
prego di perdonarmi se ho lasciato la notizia cosi come è ma sono le 7 e 30 di mattina ed è arrivata l ora di scappare
Lasciate che un 22enne studente universitario sviluppi quella che potrebbe essere la cosa migliore per la birra negli ultimi secoli. Il dispositivo, che si chiama Huski, ha una capacità di raffreddamento che è quasi quattro volte superiore al normale ghiaccio. In più, Huski, non si scioglie dentro la vostra bevanda annacquandola ed è completamente portatile.
L’inventore, Kent Hodgson, descrive la scienza che sta alla base del dispositivo in questo modo: “Avete delle particelle di plastica raffreddante che sono pressate dentro un alloggiamento che ospita anidride carbonica liquida. La CO2 si espande ed è compressa in ghiaccio secco alla base delle particelle raffreddanti… in un momento”.
Hodgson ha anche spiegato che un barattolo può raffreddare 30 bottiglie da 330ml al costo di 7 centesimi l’una. Pensa di brevettare l’Huski e venderlo a circa 34 euro. Ottima idea, Kent.