Non sono mai stato un amante della neve e tanto meno degli sci, preferendo di gran lunga spiaggia e costume da bagno. Confesso perciò qualche esitazione quando mi è stato proposto di aggregarmi ad un gruppo di amici in lieta partenza per la famigerata (mezza) settimana bianca. Poi la visione di baite e grappini, bombardini e Irish coffee ha avuto il sopravvento e mi sono deciso – con qualche personalizzazione dell’itinerario – per la partenza. Rotta: Plan de Gralba, Val Gardena, vette dolomitiche.
Le mie aspettative sul tepore ad alta gradazione sono andate ampiamente deluse nella prima giornata di una vacanza vissuta all’insegna della scortesia (in soli quattro giorni siamo stati vittime, nei luoghi più disparati, di un tale numero di angherie, tentativi di fregatura e furberie, che mai mi era toccato di subire in vita mia). L’indomani, esasperato dalla mancanza assoluta di qualsiasi attrattiva in Val Gardena che non fosse legata allo sci, mi sono diretto a Bolzano, del cui tenore alcolico ho sempre sentito un gran bene.
Mai scelta fu più felice: ho scoperto una cittadina di grande fascino, di decisa bellezza architettonica, viva e vivibile. Avevo avuto una soffiata su un paio di posti da tenere d’occhio, ma forse è stato il destino a portarmi, alla fine della suggestiva via dei portici, dritto dentro ad un luogo da sogno: la birreria osteria Hopfen.
L’edificio ha una storia antica, che non sto a riportare, visto che potete trovarla sul sito ufficiale www.boznerbier.it. Un’avvertenza: il sito è solo in tedesco (ed ecco il vero motivo per cui non riporto la storia…).
Ma lasciamo perdere questi dettagli di indipendentismo linguistico per concentrarci su un vero gioiello del bere bene e dell’adeguato mangiare. Più precisamente che una birreria, Hopfen è un birrificio, cioè un posto dove la birra si produce, si spilla, si imbottiglia e si commercializza. Fa un certo effetto vedere i bollitori di rame al lavoro dietro al bancone, e i loro rami intrecciarsi sulla testa delle taverniere che vanno e vengono con le portate da distribuire ai caratteristici tavolini sparsi in giro per le sale. Ma fa ancor più effetto pensare che le spine sono collegate non ad un fusto portato da un fornitore, bensì alle cisterne che giacciono nelle cantine: in quello stesso luogo la birra nasce, matura ed eroicamente muore. Mi sono concesso un paio di ottimi boccali per accompagnare un risotto cremoso al vino e prosciutto di cinghiale, perché solo troppo tardi ho scoperto che tra le specialità di Hopfen ci sono, oltre ai piatti tipici sudtirolesi, anche diverse pietanze a base di birra. Niente da ridire comunque su un pranzo veloce e non troppo caro, ma immensamente buono, accompagnato da una birra che sembra essere appena sgorgata da una fonte: leggermente torbida, giustamente pastosa per il clima e per la sapidità delle pietanze che solitamente accompagna, ha l’ulteriore pregio di costare davvero poco in relazione al costo della vita a Bolzano.
Purtroppo non ho potuto concedermi di più che una veloce sosta alla birreria Hopfen, un posto che meriterebbe ben più ampio trattamento e nel quale sono sicuro di ritornare prima o poi. Un bel ricordo che porto con me a controbilanciare i record di maleducazione ai quali ho dovuto tristemente assistere in un luogo così bello.
ci sono stato due anni fa, un posto meraviglioso.. un rifugio ideale dopo giornate di freddo.. e che birra! spero di tornarci presto!
Cristian says:
AAAAAAAAA che spettacolo i bombardini… e le grappe… oddio al solo pensiero riparto per la thuile… all’apice della pista c’era un rifugio e alla base un’altro… grappa in cima bombardino in fondo… punch in cima birra in fodo…. che ricordi felici!