Etichettare un vino non è solo un obbligo legale e un interesse commerciale dei produttori. L’etichetta ha accompagnato il vino per millenni, attraversando la storia dell’umanità da semplice sigillo posto sulle anfore, nell’antica Grecia, a opera da collezione ed esposizione museale dei giorni nostri.
L’attuale legge italiana impone l’obbligo di etichettare i vini apportando delle indicazioni specifiche riguardo alla provenienza del vino; al nome o alla sede dell’imbottigliatore; alla categoria d’appartenenza (IGT, Doc, Docg); al grado alcolico; alla capienza della bottiglia; alla data d’imbottigliamento e di produzione.
Oltre che ad essere un “documento” di trasparenza tra produttore e consumatore, le etichette possono essere anche delle vere e proprie opere d’arte. Basti pensare al fatto che, in Italia, a Cupramontana (AN), dal 1987, esiste il Museo Internazionale dell’Etichetta del Vino.
Un luogo interamente dedicato all’arte delle “stampe” per vino, le cui origini risalgono alla metà del 1700, in Francia, e che trova, poi, una prima grande diffusione con l’invenzione della litografia, sul finire dello stesso secolo.
Al giorno d’oggi, la globalizzazione, l’evoluzione della grafica e delle tecniche di stampa, hanno favorito la personalizzazione delle etichette, che devono rispondere alle esigenze del mercato globale.
Oltre che agli studi grafici e di comunicazione, i produttori affidano ai grandi nomi della pittura il compito di “disegnare” l’abito dei propri vini, per vendere di più o per etichettare selezioni speciali dei loro prodotti.
Per gli appassionati del genere in Italia, dal 1990, esiste “L’Associazione Italiana Collezionisti Etichette Del Vino” (A.I.C.E.V.).
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